In più di 100, provenienti soprattutto da Betlemme, Beit Sahour, Beit Jala e Gerusalemme, ma anche con una rappresentanza da Ramallah e dalla Galilea, ci siamo trovati a Talitha Kumi, Beit Jala per un incontro chiamato Mariapoli, ‘città di Maria’, il 6-7 luglio 2024. Un appuntamento annuale, ma anche frutto del desiderio di rispondere all’invito del Patriarca Pierbattista Pizzaballa di creare spazi di formazione spirituale e umana per le comunità cristiane in Terra Santa, occasioni per trovare strumenti per vivere da persone radicate in Dio e che testimoniano coerentemente la loro fede.
Un incontro simile si era svolto a Nazaret, 2 settimane prima, con la presenza di circa 90 persone.
Il tema dei due giorni, “Testimoni della Fede”, comprendeva approfondimenti su temi legati al dare testimonianza della propria fede nella vita quotidiana, con momenti di riflessione e di preghiera, la S. Messa, condivisione sulla vita della Parola vissuta, workshops, momenti distensivi, e visite a luoghi con importanza storica e religiosa.
Nell’esperienza iniziale di Chiara Lubich e di tutti quanti hanno aderito alla spiritualità del Focolare, tutto è partito dalla scoperta dell’Amore personale di Dio, quella che S. Giovanni Paolo II aveva chiamato “la scintilla ispiratrice” di tutto quanto è poi cresciuto e si è sviluppano nel mondo sotto il nome di ‘Focolare’.
La nostra risposta? (Qual è la nostra risposta all’amore personale di Dio?) Il Vangelo, “chi mi ama, osserverà la mia Parola” (Gv 14,23), e in modo speciale il Comandamento Nuovo, cuore del Vangelo, che genera la comunità. Ed è proprio la comunità la più bella testimonianza della nostra Fede, “da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amate l’un l’altro” (Gv 13,35).
E’ stato anche di luce in questi giorni un pensiero ispirato da Natalia, una delle prime compagne di Chiara Lubich, che Margaret Karram, attuale presidente del Focolare, originaria di Haifa, ha donato alle nostre comunità della Terra Santa, durante una video conferenza alcuni mesi fa:
“Secondo voi, cos’è più forte: il ferro, la pietra o l’acqua? E’ l’acqua, perché il ferro arrugginisce, la pietra può anche pian piano sbriciolarsi. Invece l’acqua è più forte di tutte le cose. Però l’acqua ha bisogno di anni per poter scavare una roccia. (…) L’acqua è come l’amore. Ci vuole tempo. Non lavora con violenza, come il ferro e la pietra che usano più violenza, l’acqua lavora senza violenza ma impiega tempo. La cosa importante è che non secchi mai quest’acqua nei nostri cuori, ma che ci sia sempre perché, se viene a mancare, si trasforma in deserto. Ma se l’acqua c’è sempre, se l’amore c’è sempre nei nostri cuori, sarà l’amore che vincerà, non il ferro, non la pietra.”
La condivisione dei partecipanti, proprio in una situazione così complessa, delicata, dolorosa e impegnativa, ha rafforzato la presa di coscienza della propria identità cristiana, della propria ‘missione’ come strumenti per costruire ponti tra individui, gruppi e popoli.
Le impressioni finali, di chi vi ha partecipato per la prima volta, di chi conosce il Focolare da decenni, dicevano l’impegno rinnovato ad essere testimoni di questo Suo Amore ovunque siamo, generando la Sua presenza tra noi – come Maria… per questo il convegno si chiama Mariapoli, città di Maria – in modo che Gesù possa portare il Suo Amore ovunque…
Lasciando Beit Jala ci siamo presi questo impegno insieme: di amare, di tessere rapporti con tutti, anche con chi è più difficile, sempre rafforzati dall’unione con Lui e dalla preghiera.
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